Giacomo “Jack” Alighieri ha un lavoro che lo porta fuori casa tutte le mattine alla stessa ora e una fidanzata che gli riempie la dispensa. Ogni tanto, una serata con l’amico di sempre e un giro al BarCellona.
Una vita così normale da sembrare noiosa. Se non fosse che il lavoro di Jack è raccontare storie. Lui va dove gli dicono di andare e parla, finendo per cambiare il destino delle persone. Ma questa volta chi lo ha “assunto” gli mette alle calcagna qualcuno, armato di silenzi e giacche anni Novanta dai colori fluo. E tra le domande di una poliziotta troppo perspicace, matrimoni in agriturismi isolati e messaggi impressi nella polvere del lunotto posteriore della sua macchina, Jack inizia a intuire che stavolta inventarsi qualcosa per soddisfare il destino e i suoi originali ed evanescenti datori di lavoro sarà più difficile del solito. Perché questa volta il destinatario del racconto da inventare sembra essere lui.
Giacomo “Jack”Alighieri ha una routine collaudata che non ha alcuna voglia di cambiare, così come non ha voglia di fare molte cose. Giorno dopo giorno la sua vita comincia con la sveglia nel suo bilocale, continua per otto ore in un ufficio e si conclude la sera al BarCellona, tra nostalgici degli anni Ottanta, idraulici amanti del teatro, personaggi muti o solo silenziosi, birra e vino bianco. E narrazioni fantasiose al bancone del bar, che lo vede di volta in volta cantastorie o imbonitore, truffatore della realtà o suo archivista. Avrebbe potuto continuare così per sempre, magari aggiungendo ogni tanto un’uscita con l’amico storico, ma una serie di bigliettini di cartone lasciati sul tavolo della cucina del suo appartamento cambia tutto. Poche parole scritte con una grafia che odora di femmina e di avventura, un luogo e un orario. Un appuntamento con il destino, ma di chi?
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