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«Sei nato dalla parte “giusta” del mondo.
Questa è la tua più grande fortuna.»
Nicolò Govoni – “Fortuna”
Sebbene il DIRITTO ALL’ISTRUZIONE sia un DIRITTO UMANO FONDAMENTALE, questo non si applica, ancora oggi, in molti Paesi in via di sviluppo come la Nigeria.
L’istruzione è la sola chiave per la loro emancipazione. Un diritto fondamentale che non può essere negato.
ISBN | 9788832195897 |
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ANNO DI PUBBLICAZIONE | Maggio 2024 |
Genere | Narrativa |
Pagine | 86 pagine |
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Andrea Cantone è nato a Biella nel 1977. È laureato in Scienze Geologiche all’Università di Torino e, da ormai più di quindici anni, insegna Matematica e Scienze alla scuola secondaria di primo grado.
Nel 2017 esce il suo primo romanzo “Un giorno alla volta”, ispirato alla vita di sua moglie Rita di origini lituane.
Nel 2022 esce il suo secondo romanzo “La luce dell’equatore”, edito Edizioni Effetto, una storia autentica che ripercorre l’avventura in terra nigeriana degli emigranti italiani prima della Seconda guerra mondiale.
Dopo aver realizzato diversi progetti scolastici nei quali raccontava agli studenti gli anni delle colonie africane, il rapporto tra i bianchi e i locali e le ragioni che stanno alla base dei flussi migratori, decide di realizzare un libro/versione scolastica dello stesso romanzo, così da renderne più facile la lettura e la comprensione delle dinamiche del sistema coloniale anche ai giovanissimi.
Sempre per Edizioni Effetto nel 2023 esce “Mondo capovolto”, il suo terzo romanzo, ambientato tra il continente africano e quello americano.
Roasio, un piccolo paese in provincia di Vercelli che, ancora oggi, conta il più alto numero di residenti all’estero. Cosa spinse i primi pionieri già alla fine del diciannovesimo secolo a emigrare in terre straniere, soprattutto africane, è tuttora un mistero. Quel che è certo è che l’incredibile fenomeno migratorio degli italiani nell’Africa occidentale fece, in Italia, poco notizia, mentre laggiù ebbe un impatto significativo e con effetti tangibili ancora oggi.
I fenomeni migratori lasciano sempre un segno da entrambe le parti; gli italiani riportarono racconti, diari privati dei loro successi e delle loro fatiche, conditi con ricordi di un’Africa accogliente ma ostile, affascinante ma pericolosa, che meritava il più grande rispetto.
Un libro pensato per la scuola che mette in luce le contraddizioni e le ambiguità del sistema coloniale, raccontando agli studenti cosa spingeva gli italiani, nel secolo scorso, a lasciare tutto e cercare fortuna in un altro continente. Storie di un quotidiano che diventa eroico, poco conosciute o legate a stereotipi di genere e razza che ancora oggi non permettono di comprenderne il significato più profondo. Inutile negare che questi fatti non abbiano ripercussioni anche sulla nostra vita di oggi e dei tanti cittadini italiani di origine africana o che dall’Africa sono appena arrivati e, qui, stanno cercando di trovare un loro posto nel mondo.
Africa è un nome scritto da oltre un secolo nel destino di molte famiglie di Roasio, un piccolo paese in provincia di Vercelli.Alessandro Testa, ventenne ambizioso, abbandona l’Italia per raggiungere il fratello maggiore in Nigeria.
Sono gli anni che precedono la Seconda Guerra Mondiale e quei ragazzi rappresentano, con l’avventura nel sangue e il coraggio nel cuore, quella generazione di giovani che sono emigrati per cercare qualcosa di nuovo.
Ma in un contesto storico mondiale così incerto, abbandonare la patria è un enorme azzardo. Gli italiani partiti per l’Africa nei primi anni del XX secolo andavano incontro all’ignoto, alle malattie e alla solitudine, prendendo poi consapevolezza di come il loro destino fosse affidato al vero sovrano del continente; a quel sole che, senza curarsi delle sorti degli uomini, sorge ogni giorno celebrando il trionfo di una natura tanto potente da prendere il sopravvento su tutta la razza umana.
Di quei ragazzi, pochi hanno fatto fortuna, molti sono tornati a casa sconfitti, altrettanti sono morti e qualcuno è diventato uomo.
Un quadretto famigliare comico e dissacrante.
In un’estate afosa di città, Giulia decide di andare qualche giorno a rilassarsi in un piccolo borgo del Piemonte dove, da bambina, era solita trascorrere l’estate. Ma il soggiorno si rivelerà tutt’altro che rilassante: l’arrivo inaspettato della sorella Federica e di suo figlio Damiano, ma soprattutto quello dell’esuberante nonna (personaggio perfettamente riuscito) sconvolgeranno i piani della protagonista, che si troverà suo malgrado coinvolta in un mistero che affonda le sue radici nel passato di quel paesino apparentemente sereno.
Divampa una rivolta in Francia.
Insorgono i nuovi miserabili.
Dalle banlieue al cuore delle città l’urto si propaga. Sconvolge economia, frontiere, finanza e istituzioni. Tremendo il contraccolpo per l’Italia, vertiginoso il tracollo. Lo Stato scalcia, vacilla e schianta nel volgere di un’estate. L’ultima, in tempo di pace.
Sgretolamento, frantumazione, apnea dell’ordinario…
Ma è quando i vincoli sociali si allentano, che affiorano le vite.
Pinti ne afferra sette. Sette traiettorie emblematiche come carte dei tarocchi, allo stesso modo ambigue, irripetibili, contraddittorie. Le mescola in una trama di rimandi e corrispondenze, le accarezza con una scrittura capace di trattenere, da ogni gesto e da ogni pensiero, una particolare luce. Sempre fraterna, a tratti ironica, mai giudicante.
Che sia un viaggio con lo zaino in spalla o una crisi di governo, una guerriglia urbana o una capriola tra le foglie, ogni pagina schiude un orizzonte dov’è lo spazio intimo a scavare nel politico, di fenditura in fenditura, fino a svuotare molte delle parole con cui la civiltà si ostina a raccontare se stessa.
Un romanzo di stirpe nuova, barbarico e delicato.
Una sinfonia picaresca, a strapiombo sul caos.
Una nicchia per creature selvatiche, nell’ora incerta del tramonto.
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