Negli intricati meandri della società contemporanea, le Buone Maniere e le Regole di Stile, continuano a svolgere un ruolo cruciale, nel definire la nostra interazione quotidiana, dalla creazione di relazioni personali e professionali significative. Il manuale “Regole di Stile e Buone Maniere Contemporanee”, si propone di esplorare l’evoluzione di queste norme sociali, nel contesto del ventunesimo secolo, evidenziando come l’adattamento alle nuove dinamiche sociali, siano essenziali per navigare con successo, attraverso un panorama in continua trasformazione. Attraverso un’analisi approfondita, esamineremo diversi aspetti fondamentali, approfondiremo come la consapevolezza delle Buone Maniere Contemporanee, possa contribuire a un’interazione più significativa e ad una connessione umana autentica.
Gideon Kelta è il ragazzo più fortunato al mondo. Ha una famiglia che lo ama, sicurezza economica, una relazione appagante con un uomo affidabile e una vita sociale stimolante. Questo vivere nella fortuna, però, non gli ha impedito di sviluppare una forte codipendenza dalle persone che ha vicino, in particolare dal suo ragazzo, Timo. Un periodo di crisi tra i due lo porterà a scelte sbaglia-te, in un percorso interiore di declino, in cui affronterà aspetti del proprio essere che ignorava, fin quando la sua vita perfetta non subirà un netto cambiamento che lo porterà anche a conoscere meglio la madre del suo migliore amico Elia, per rendersi conto che nulla era come sembrava.
Mirco è un ragazzo sveglio e intraprendente. Ha lasciato la sua città, Monza, per andare a studiare a Milano, trovando presto un impiego come tutor. Non ha mai conosciuto suo padre e mai ha sentito il bisogno di farlo, mentre sua madre da quando era adolescente, è ricoverata in un istituto a causa di un disturbo comportamentale che nemmeno i medici riescono a comprendere. Mirco se l’è sempre cavata da solo ma, nonostante questo, ha ricordi felici del suo passato e quando può torna a Monza, per guardare da fuori la casa in cui viveva con sua madre, ormai ridotta a una catapecchia. Un giorno, per caso, conoscerà “ARTEMIS’ CABARET”, un forum online dove aspiranti scrittori si confrontano sulla scrittura, e si mettono in gioco. L’incontro con queste persone sconvolgerà per sempre la sua vita e porterà a galla aspetti del suo passato che credeva di poter dimenticare.
Trovare nell’altro quella parte di sé che è andata persa e, una volta accolta, capire cosa farne. Capire come gestire la consapevolezza che perdonare significa perdonarsi. Che lasciare andare significa lasciarsi andare.
Milano è già fredda quando Carlo e Ludovica si incontrano. Troppo simili per non scontrarsi, ma troppo simili anche per non legarsi. Ognuno con i suoi drammi, ognuno con i suoi danni. Gli ansiolitici per placare quell’angoscia che stringe lo stomaco, per dormire e avvertire un po’ di pace, solo un po’. L’alcol per zittire le voci interiori, per fingere di non avere più ricordi, per cercare di morire, solo un po’, quando vivere sembra essere diventata una colpa.
Quello che affrontano Carlo e Ludovica non è solo il loro viaggio: è il percorso di chiunque combatta con ansia, depressione, ossessioni, dipendenze, senso di colpa e di smarrimento. Con tutto quello con cui cerchiamo di colmare i vuoti e di alleggerire i pesi. Perché l’unica cosa da fare è cercare di imparare a stare a galla. E respirare.
Roasio, un piccolo paese in provincia di Vercelli che, ancora oggi, conta il più alto numero di residenti all’estero. Cosa spinse i primi pionieri già alla fine del diciannovesimo secolo a emigrare in terre straniere, soprattutto africane, è tuttora un mistero. Quel che è certo è che l’incredibile fenomeno migratorio degli italiani nell’Africa occidentale fece, in Italia, poco notizia, mentre laggiù ebbe un impatto significativo e con effetti tangibili ancora oggi.
I fenomeni migratori lasciano sempre un segno da entrambe le parti; gli italiani riportarono racconti, diari privati dei loro successi e delle loro fatiche, conditi con ricordi di un’Africa accogliente ma ostile, affascinante ma pericolosa, che meritava il più grande rispetto.
Un libro pensato per la scuola che mette in luce le contraddizioni e le ambiguità del sistema coloniale, raccontando agli studenti cosa spingeva gli italiani, nel secolo scorso, a lasciare tutto e cercare fortuna in un altro continente. Storie di un quotidiano che diventa eroico, poco conosciute o legate a stereotipi di genere e razza che ancora oggi non permettono di comprenderne il significato più profondo. Inutile negare che questi fatti non abbiano ripercussioni anche sulla nostra vita di oggi e dei tanti cittadini italiani di origine africana o che dall’Africa sono appena arrivati e, qui, stanno cercando di trovare un loro posto nel mondo.
Dacci il dieci, Lisa! è un libro che è nato per due motivi.
Il primo è promuovere la mission dell’Associazione LIFE SKILLS® Italia nel contesto dell’accoglienza di minori, sia per quanto riguarda l’adozione che l’affido familiare e cioè attivare le potenzialità della persona, e costruire le competenze necessarie ad affrontare la vita con consapevolezza ed autonomia.
Il secondo è ricordare che la storia personale di ciascuno di noi racchiude opportunità meravigliose, tra le cose belle e quelle brutte. È necessario calarsi dentro noi stessi con fiducia e coraggio, anche quando la paura è incalzante.
Più siamo immersi nelle asperità della vita, più impariamo a costruire un nuovo equilibrio che ridà significato alla vita in modo sostanziale.
Dacci il dieci, Lisa! è una storia da leggere e un manuale di allenamento che insegna a ciascuna persona come riscoprire il proprio potenziale e come fortificare quelle risorse necessarie ad accogliere un bambino e la sua storia.
Sullo sfondo dei drammatici eventi scatenati dalla Seconda guerra mondiale, i destini degli emigrati italiani in Africa s’intrecciano attraverso due continenti. Tutto inizia un lunedì mattina: è il 10 giugno 1940, il mondo si capovolge e la Nigeria, colonia inglese, diventa nemica. L’Italia entra in guerra contro Francia e Gran Bretagna, e quello stesso giorno Alessandro Testa viene arrestato insieme ai suoi connazionali. La loro vita sembra ormai segnata. Prima internati in luoghi di prigionia nella città di Lagos, poi, come accadeva agli schiavi africani nei secoli precedenti, imbarcati e man-dati nei campi di prigionia in Giamaica e costretti a lavorare per il governo inglese. “Mondo capovolto” racconta le incredibili e autentiche vicende rimaste nascoste nelle pieghe del tempo e nelle soffitte dei discendenti dei primi italiani che affrontarono il continente africano. Di come andarono incontro all’ignoto e alla disperazione rendendo eroiche le sofferenze più intime, le piccole battaglie e i trionfi quotidiani di ognuno di loro.
Come ogni estate, Carolina saluta il mare di Guardia Piemontese per recarsi nei quartieri vecchi di Co-senza, dove abita sua nonna Anna. Ad attenderla non ci sono soltanto i suoi amici di sempre ma anche la persona che, per la priva volta, le farà battere il cuore: Fiore sfoggia una chioma rosa, strimpella una chitarra mezza rotta e indossa un paio di Dr. Martens troppo grandi per i suoi piedi.
I vicoli di Cosenza però, oltre a trattenere l’ossessione e la bramosia di due corpi adolescenti, nascondono un turbamento dalle forme contorte e le tinte oscure.
Un romanzo che indaga gli anni della crescita, le sue bellezze, le contraddizioni e i timori. Un viaggio introspettivo nel realismo magico e nell’adolescenza.
…esiste ancora chi si interroga sul senso e sul ritmo, chi si mette in cerca di una parola che sia in grado di fare luce. Francesco Catalano ha scelto di porsi queste domande attraverso la poesia, ricercando, nel ritmo di un verso piano e narrativo, una tensione descrittiva e insieme moderatamente lirica, capace di restituire un piccolo affresco di una quotidianità disincantata e proiettata verso il confronto con l’altro e con l’altrove…
Tratto dalla prefazione di Federico Carrera
Noi siamo il brand di noi stessi o, ancora meglio, noi siamo i media di noi stessi e in quanto tali, facciamo notizia, diventiamo ogni giorno notizia. In un’epoca in cui il digitale e la disintermediazione la fan da padrone saper padroneggiare al meglio la comunicazione via Web è fondamentale per ottenere risultati sia sul piano relazionale che su quello lavorativo. Ogni volta che ci approcciamo a scrivere un contenuto sui Social Media, rispondiamo a un commento, interagiamo in una community ci trasformiamo nel nostro media personale, veicolando qualcosa di noi all’esterno. Per cosa vogliamo essere trovati online? La nostra identità digitale è coerente con quella reale? I nostri contenuti ci rispecchiano? Le parole sono un potente strumento valoriale da utilizzare con cura per generare benessere verso noi stessi e verso l’ecosistema che ci circonda. “Io sono Notizia – Comunicare nell’Era del Digitale per generare valore” vuole essere un prontuario pratico e applicabile nella nostra trasformazione in media autentici.
La fanciulla e la luna… e altre filastrocche è una raccolta di filastrocche, o componimenti poetici, che Massimo dedica in primis alle sue due bambine che, come lui stesso ammette, gli hanno “insegnato a volare”..
Lasciando vagare l’immaginazione e divertendosi a far rime, l’autore, con questi suoi scritti, ha cercato di veicolare valori importanti di vita, quali l’amicizia, l’amore, il rispetto per il prossimo e la tolleranza, nelle sue diverse forme.
Gioia ha tutto: amore, lavoro, amici, un gatto psicologo. All’improvviso il “tutto” si frantuma, il suo corpo diventa un caleidoscopio di sensazioni spaventose, precipita in un incubo, un mostro stravolge la sua vita: la vulvodinia.
Inizia un lungo calvario in cerca di diagnosi e cura. Gioia si scontra con un male segreto, tabù, reticenze. Condivide il suo vissuto con Costanza, intimi dettagli, graffiante veridicità, toni veri, onesti per squarciare il velo sulla sessualità negata.
Gioia si sveglierà dall’incubo?
In questo libro le memorie di un alcolista si fanno strada in un percorso di esperienze significative dall’inizio della dipendenza fino alla sua sconfitta passando per situazioni più o meno comuni nelle vite di chi si è ritrovato a bere alcolici fino alla perdita della decenza.
La storia si svolge in provincia di Varese ed è raccontata in prima persona da Federico che ci racconta alcune tappe della sua costante lotta contro l’alcol: la sua famiglia, le sue relazioni e i suoi amici sono i punti fondamentali di ogni capitolo dello scritto che accompagnano il protagonista in diversi eventi più o meno spiacevoli.
La terapia e il suo toccare il fondo lo aiuteranno nella consapevolezza di risolvere un problema che ha devastato la sua vita e l’ha fatto piombare nel baratro.
È facile smarrire sé stessi nei caruggi bui, lungo la banchina del Porto Antico, nei parchi che come verdi gioielli sono incastonati nel grigio dei palazzi di Genova. È facile perdere chi ti sta accanto e hai giurato di proteggere: ti volti, e chi ami è svanito nell’ombra. In quella città, dove ha scelto di nascondersi il male più oscuro, Giacomo Minuti deve ritrovare non solo il senso della sua esistenza, ma fare giustizia. È diventato famoso, ma la fama ha portato con sé cambiamenti che non riesce ad accettare: un nuovo commissario, una nuova mansione che lo porta a contatto con l’umanità più bassa della città. Questa volta, chi uccide è portatore di una mannaia morale che sembra accanirsi su chi è diverso, colpendolo al cuore nel modo più crudele possibile, portando via non solo la dignità, ma la speranza di una redenzione. Quando la morale si fa portatrice di giustizia, è lì che si deve cercare la verità. E Giacomo scoprirà quanto può essere feroce la volontà di fare del bene.
Nei 10 racconti presenti in quest’opera, Federico Riccardo e Simone Sciamè, cercano di comunicare un concetto tanto semplice quanto fondamentale: non esiste una forma d’amore uguale per tutti. Partendo dalle origini di Eros, passando per il presente erotico, e finendo a proiezioni di quello che potrebbe essere nel futuro, sono infiniti gli scenari plausibili che, soprattutto attraverso la narrazione, si possano ramificare.
“Federico Riccardo e Simone Sciamè hanno messo in scena personaggi perduti, alcuni nel proprio sogno caldo, un sogno di baci; altri nel desiderio di non sentirsi più soli; altri ancora nelle prime curiosità del sesso o nel silenzio e nell’astinenza; e poi in amanti feroci e premurosi, nella propria collezione di peli pubici o nella vicina di casa giovane e piena di vita o a tentare di capire se l’amore ha un peso specifico, in once.” (Dalla prefazione del libro, a cura di Ugo Sandulli, docente di scrittura alla Scuola Holden di Torino).
Prefazione di Antonella Soldo, coordinatrice meglio legale.
Davvero la Cannabis può essere considerata alla stregua delle droghe che, annualmente, provocano alti numeri di morti?
Questa è la testimonianza di Alfredo Ossino, ex Maresciallo della Guardia di Finanza, congedato d’ufficio per patologia causata dal servizio. È la storia di un uomo che desidera guarire per ritrovare la sua forza e la sua serenità, tanto disperato da affidarsi al mercato nero, pur di sconfiggere il dolore fisico e la depressione. Quello che ci propone Ossino è un viaggio che scardina a uno a uno i pregiudizi sulla Cannabis, sconfigge l’ignoranza e ci permette di ragionare su un tema tanto attuale quanto necessario per la salute di molte persone.
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