Una sorta di estasi, di pace interiore che mi riallinea con il mondo, mi rimette nel giusto.
E poi, non ho più male.
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È facile smarrire sé stessi nei caruggi bui, lungo la banchina del Porto Antico, nei parchi che come verdi gioielli sono incastonati nel grigio dei palazzi di Genova. È facile perdere chi ti sta accanto e hai giurato di proteggere: ti volti, e chi ami è svanito nell’ombra. In quella città, dove ha scelto di nascondersi il male più oscuro, Giacomo Minuti deve ritrovare non solo il senso della sua esistenza, ma fare giustizia. È diventato famoso, ma la fama ha portato con sé cambiamenti che non riesce ad accettare: un nuovo commissario, una nuova mansione che lo porta a contatto con l’umanità più bassa della città. Questa volta, chi uccide è portatore di una mannaia morale che sembra accanirsi su chi è diverso, colpendolo al cuore nel modo più crudele possibile, portando via non solo la dignità, ma la speranza di una redenzione. Quando la morale si fa portatrice di giustizia, è lì che si deve cercare la verità. E Giacomo scoprirà quanto può essere feroce la volontà di fare del bene.
Una sorta di estasi, di pace interiore che mi riallinea con il mondo, mi rimette nel giusto.
E poi, non ho più male.
ISBN | 9788832195576 |
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Genere | Narrativa |
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Antonio Lidonnici (Cariati, 1984) di giorno lavora come Formatore e Credit Specialist in una multinazionale dell’edilizia, mentre di notte diventa un cacciatore di storie da raccontare, sempre con il suo inseparabile taccuino nero in mano.
Irrequieto per indole e affamato di vita, come ama definirsi, si laurea in Economia mentre consegue un Master universitario in Gestione delle Risorse Umane, successivamente si trasferisce ad Asti per lavoro e per amore e oggi vive a Genova. Nel 2015 diventa papà e inizia a lavorare a “L’ombra del glicine“, suo romanzo d’esordio, ispirato dalla storia di Claudia, una ragazza dal passato burrascoso conosciuta per caso.
Genova è la città dei dualismi. Basta voltarsi dall’altra parte e il mare diventa monte, il levante ponente e le discese salite.
Una sera un imprenditore genovese si volta dall’altra parte, e la vita diventa morte. Qualche mese più tardi, sua figlia Claudia, che ancora non ha metabolizzato la morte del padre, conosce Alfio, un uomo affascinante, vent’anni più grande di lei. Attratta dalla sua maturità e dal suo carisma, la ragazza si perde in una relazione totalizzante, che la allontana dalla sua città e dai suoi affetti.
Anche Claudia si volta dall’altra parte, e la luce di un presente fatto d’amore e passione si trasforma nell’oscurità di un futuro pieno di bugie, soprusi e violenza. Riuscirà a uscirne?
Una storia vera
La libreria è piccola, di paese. Ha gli scaffali ricoperti di carta crespa colorata e una sola vetrina, dalla quale entra imperiosa la luce del giorno. Dentro, una scrittrice – Lei – presenta il suo libro, il raggiungimento di un sogno. A guardarla, Emil. Coppola in testa e posa strafottente… o forse no. Perché le parole di Lei gli cadono addosso, dentro. E non può evitare di consegnarle di nascosto le sue, di parole, anche se solo su un biglietto scritto a matita e infilato di nascosto nel libro che la scrittrice porta sempre con sé. Poi, aspetta di vederla uscire e allontanarsi prima di andare a casa e attenderne l’arrivo. Quando entra però non è solo, perché altri sono già arrivati prima di lui. Li conosce bene, ognuno ha un nome e un peso in questa serata calda che sa di teatro. Tati e le sue scarpe col tacco, seduta sulla poltrona di velluto verde che chiede del vino, Nané che pettina una bambolina, Donna Melina e il suo foulard di seta floreale che le nasconde gli anni e la storia. E il Signor Tim, che fuma.
Ma Lei dov’é? Sa che la stanno aspettando? Tra una sigaretta, una Rossana e dell’Amarone servito in un calice, cinque persone attendono la voce di colei che decreterà il loro futuro, chi tra loro potrà restare quella notte e quella dopo ancora.
La verità è che siamo composti da mille strati di noi stessi, stesi e attaccati l’uno all’altro, che mischiano odori, umori, sapori. Siamo il frutto di ciò che ascoltiamo, guardiamo e impariamo dal primo istante di vita, e tutto resta a farne parte, per dare il senso di ciò che mostriamo di essere al mondo.
Giacomo “Jack”Alighieri ha una routine collaudata che non ha alcuna voglia di cambiare, così come non ha voglia di fare molte cose. Giorno dopo giorno la sua vita comincia con la sveglia nel suo bilocale, continua per otto ore in un ufficio e si conclude la sera al BarCellona, tra nostalgici degli anni Ottanta, idraulici amanti del teatro, personaggi muti o solo silenziosi, birra e vino bianco. E narrazioni fantasiose al bancone del bar, che lo vede di volta in volta cantastorie o imbonitore, truffatore della realtà o suo archivista. Avrebbe potuto continuare così per sempre, magari aggiungendo ogni tanto un’uscita con l’amico storico, ma una serie di bigliettini di cartone lasciati sul tavolo della cucina del suo appartamento cambia tutto. Poche parole scritte con una grafia che odora di femmina e di avventura, un luogo e un orario. Un appuntamento con il destino, ma di chi?
“Niente di Personale non è un libro.
È uno spettacolo di circo.
È passione. Amicizia. Impegno. Sudore. Coraggio. Empatia. Concentrazione. Entusiasmo. Libertà. Perseveranza. Complicità. Sensibilità. Fiducia. Comprensione. Speranza. Spontaneità. Fragilità.
Lo puoi ascoltare.
Lo puoi guardare.
Lo puoi leggere.
Lo puoi sognare.”
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Andrea –
Anche questo, come “L’ombra del glicine”, è un romanzo di alto livello, sia dal punto di vista narrativo che di suspense. Un libro che se da un lato non vorresti mai che finisse, dall’altro speri nella immediata risoluzione del caso per l’empatia che subito si crea con la serie di protagonisti coinvolti. I buoni sono cattivi, i cattivi possono sembrare anche buoni, ma fino alla fine non si può essere sicuri di nulla. Quello che è certo è che una volta letti, i romanzi di Antonio rimangono nella testa per molto tempo. Consigliato al 100%.