Trovava quasi meraviglioso che Lanzi fosse concentrato solo sul tatuaggio, senza dare peso all’efferatezza dell’omicidio.
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La tranquillità di un piccolo paese della provincia bresciana viene stravolta da un omicidio inquietante e morboso, l’ultimo di una serie.
Ed è quando l’Interpol si presenta alla porta del distretto di Polizia per reclamare informazioni su quel delitto, che l’ispettore capo Filippo Santacroce viene catapultato in una storia via via più tortuosa.
Si tratta davvero di un killer seriale? L’unica certezza è che l’autore delle macabre opere comunica attraverso rompicapi e tatuaggi. Che anche lui si stia nascondendo da qualcuno? E soprattutto, perché vuole proteggere gli investigatori?
Santacroce si troverà quindi proiettato in una storia al di là del tempo e dell’immaginario, il frutto di una programmazione ben precisa iniziata molto tempo prima. Le indagini apriranno squarci su una realtà terribile, una verità paradossale e inverosimile in cui la morte di povere donne è solo il mezzo per arrivare a qualcosa di molto più complesso.
Per risolvere il caso, Santacroce non solo dovrà fare i conti con l’orrore, ma si troverà costretto a indagare su se stesso, sul suo passato e sulle insicurezze che lo attanagliano. E se questo fosse solo l’inizio?
Trovava quasi meraviglioso che Lanzi fosse concentrato solo sul tatuaggio, senza dare peso all’efferatezza dell’omicidio.
ISBN | 9788832195477 |
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ANNO DI PUBBLICAZIONE | Dicembre 2022 |
Genere | Narrativa |
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Gianstefano Foresti (Sarnico, 1976) è un accanito lettore di fumetti e libri di ogni tipo. Oltre ai suoi tanti hobby, dal 2020 ha deciso di dedicarsi alla scrittura.
“Il primo uccisore” è il suo romanzo d’esordio.
“Il tesoro del pavone” è il suo secondo romanzo e prende una pausa dal filone thriller-fantascientifico con il quale ha iniziato la sua attività di autore.
Proprio per via della molteplicità dei suoi interessi, ha raccolto una nuova sfida e si è immerso nella scrittura di un romanzo storico, ricostruendo un fatto realmente accaduto nell’Iran dei primi anni Ottanta.
Calvino DeGiorgi ama raccontare storie. Non racconti fantastici, bensì tutto quanto ha vissuto in prima persona negli anni, e il nipote Tommaso ne viene sempre rapito.
Ora che il ragazzo è maturo, DeGiorgi lo trasporta in un’esperienza di vita del 1981. Il teatro del racconto è un Iran post Rivoluzione, scampato all’ira degli americani per la crisi degli ostaggi, sofferente per l’embargo internazionale e morso dai danni della guerra con l’Iraq. All’interno di questo scenario drastico e cupo, DeGiorgi e alcuni suoi colleghi, con i rappresentanti di Saipem in Iran, si dovranno muovere per chiudere un contratto con il nuovo Governo degli Ayatollah.
Sono i rappresentanti di un’importante banca italiana e si trovano nella vecchia Persia per conto del Gruppo ENI, con alle spalle l’occhio attento del Governo italiano, smaniosi per la buona riuscita della proposta sul tavolo: l’acquisto di petrolio dal mercato nero, in forma di baratto, per far fronte ai pagamenti di un’opera titanica per la quale Saipem rischia di non recuperare più nulla.
I presupposti non sono dei migliori. Potrebbero morire sotto il fuoco incrociato della terribile guerra alle porte di Teheran, oppure tornare e rischiare il tribunale per via di un accordo ai limiti del legale.
L’avventura è quasi onirica e trasporta il nipote indietro nel tempo, nella vivida realtà di quei giorni fino a trovarsi davanti un tesoro unico e di un valore incalcolabile.
Quando muore, Ciccitta Lampis lascia la nipote Lia e le figlie Ruth, Ester e Noemi in condizioni economiche difficili. Dopo una lunga riflessione, l’unica soluzione possibile sembra la vendita del numero venti, un edificio lungo la via principale del paese, di proprietà della famiglia da generazioni. Ma l’arrivo di Giorgio Albert da Parigi stravolgerà ogni piano: prima del decesso, Ciccitta ha firmato con lui un contratto di locazione perché possa aprirvi una libreria. La follia del progetto oltraggia tutto il paese: leggono in troppo pochi a Santa Gisa perché possa avere successo.
Sullo sfondo di un piccolo centro del sud ovest sardo, il numero venti si farà crocevia di romanzi e di tradizioni perdute che non solo ricorderanno alle Lampis quanto della loro storia abbiano messo da parte, ma faranno soffiare impetuoso il vento del cambiamento su una comunità che ha dimenticato sé stessa.
A centocinquanta anni dalla nascita di Grazia Deledda, Mezzo giro di velluto omaggia le atmosfere e i personaggi di Canne al vento, raccontando con un tocco di realismo magico il velo sottile che separa la vita e la morte.
Sofia è una diciannovenne altoatesina che lavora nel Bed and Breakfast di famiglia e cerca di superare la separazione dei genitori, aiutata dall’inseparabile amica Barbara e dal fidanzato Peter. Erik è un atleta norvegese giunto in Italia per prepararsi ai mondiali di biathlon e compiacere le esigenze di un padre che aveva puntato tutto sul fratello maggiore, ormai impossibilitato, a causa di un terribile incidente stradale, a proseguire la carriera sportiva. Un giorno i due ragazzi si scontrano sulle piste da sci, e la loro vita non sarà più la stessa: non solo dovranno confrontarsi con un sentimento travolgente, con la gelosia e con la paura del futuro, ma anche domandarsi se la vita che stanno conducendo è stata davvero scelta da loro, o da un mondo adulto che si palesa ai loro occhi con tutti i propri limiti.
La suggestiva ambientazione alpina fa da cornice a una storia d’amore dolceamara, nutrita dalle buone intenzioni dei protagonisti e sporcata da un universo di traumi irrisolti, primo fra tutti il bisogno di colmare la sofferenza dei propri genitori, sacrificandosi per loro. Attraverso una serie di riavvicinamenti e separazioni, Erik e Sofia troveranno le risposte alle domande che attagliano uno dei periodi più delicati della vita, il passaggio dall’adolescenza all’età adulta. Chi mi ama? Chi mi accoglie? E soprattutto: chi sono io? Cosa desidero davvero?
“Niente di Personale non è un libro.
È uno spettacolo di circo.
È passione. Amicizia. Impegno. Sudore. Coraggio. Empatia. Concentrazione. Entusiasmo. Libertà. Perseveranza. Complicità. Sensibilità. Fiducia. Comprensione. Speranza. Spontaneità. Fragilità.
Lo puoi ascoltare.
Lo puoi guardare.
Lo puoi leggere.
Lo puoi sognare.”
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